Disperatamente “IO” La depressione come salvavita del collasso relazionale

4 ottobre 2018

Relatrice: dott.ssa Chiara Montesano, psicologa, psicoterapeuta a orientamento Sistemico-Relazionale. Didatta in formazione presso il Centro Studi Eteropoiesi, svolge attività clinica con particolare attenzione alle difficoltà di comunicazione e di relazione all’interno di sistemi e sottosistemi familiari. Promuove interventi di prevenzione rivolti al benessere psicologico

La depressione, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), è definita come una patologia psichica all’interno della categoria dei disturbi dell’umore, vale a dire tutte quelle condizioni in cui il tono dell’umore è alterato a tal punto da provocare nell’individuo enorme disagio e difficoltà del vivere quotidiano. Tristezza, mancanza di significati, sfiducia, assenza di progettualità, senso di impotenza, immobilismo sono solo alcuni dei principali sintomi che delineano la cornice di tale fenomeno.

Oggi giorno, sembra che la depressione sia uno dei disturbi più diffusi al mondo e rispetto al passato pare sia in costante aumento, colpendo anche persone di giovane età.

Numerose sono state le ricerche e le ipotesi per comprendere l’origine del “male oscuro” e altrettanto numerosi sono stati gli interventi proposti sul fronte della cura: la medicina con la farmacologia, la psicologia con la psicoterapia, l’etologia con la psico-educazione.

In questo complesso panorama di orientamenti, la terapia sistemica si colloca come connettore delle diverse discipline sopra citate attraverso una visione circolare.

L’approccio relazionale, nella terapia dei disturbi depressivi, ha messo in evidenza non solo il ruolo e la funzione del paziente designato ma ha reso possibile osservare caratteristiche particolari del suo sistema di appartenenza, sottolineandoi nodi disfunzionali attraverso i quali prendono vita rigidi giochi relazionali.

La depressione, in tal senso, è modalità comunicazionale del sistema familiare, che non può fare a meno della presenza del depresso.

In quest’ottica, è possibile ipotizzare chela patologia in questione sia un salvavita del collasso relazionale?

Nella sua opera intitolata La malattia mortale Kierkegaard riprende ed approfondisce il tema della disperazione profondamente connessa al fenomeno depressivo che colpisce l’uomo nella sua identità. Essa si verifica sia quando l’individuo vuole essere se stesso, e si dispera perché non riesce a trovare significati adeguati alle sue necessità, sia quando egli rinnega totalmente se stesso, quello cheè e quello che potrebbe essere disperandosi quando percepisce che non c’è più alcuna possibilità di ri-trovarsi. Due facce, queste, della stessa medaglia che dialogano tra loro attraverso quella che l’autore definisce“malattia mortale”.

È la malattia dello spirito, la malattia che fa desiderare la morte pur mantenendo sempre in vita. Per questo la disperazione è per la morte, è a servizio della morte senza essere mortale, fa vivere la morte senza concederla.

Kierkegaard S., la malattia mortale, 1849

La giornata formativa proporrà riflessioni sul tema della depressione attraverso una visione multilivello: ruoli, funzioni, vantaggi, riconoscimenti e conferme sul piano identitario - relazionale che tale patologiaagisce al fine di salvare il sacrificio del paziente designato ed il sistema nel quale egli è inserito.

Attraverso l’utilizzo di materiale clinico e supporti video la lezione teorica offrirà la possibilità di calarsi nell’esperienza per stimolare nuove curiosità atte alla co-costruzione di modalità terapeutiche efficaci.

Sede del workshop

Centro Studi Eteropoiesi

Corso Francia 98

Torino

Orario: 9,00-17,00

Costo: €  100+ IVA

Ex allievi €  80+ IVA

Per informazioni:

Centro Studi Eteropoiesi                     eteropoiesi@eteropoiesi.it

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